giovedì 12 gennaio 2012

Sviluppo pellicole bianconero


FOTOGRAFIA ANALOGICA
Lo sviluppo del bianconero


Per gli amanti della fotografia analogica riuscire a sviluppare una pellicola bianconero rappresenta un traguardo facilmente raggiungibile.
Acquistando pochi strumenti e disponendo di un idoneo locale da utilizzare per le operazioni di sviluppo, si possono ottenere in breve tempo ottimi risultati, con grande soddisfazione personale e costi decisamente contenuti.
E' necessario disporre anzitutto di una spirale, sulla quale viene caricata la pellicola, e di una sviluppatrice, definita anche tank, nella quale verrà inserita la spirale e in seguito i chimici per lo sviluppo (vedi foto).



In commercio si trovano spirali di vario tipo, in plastica o metallo. Le spirali in plastica sono decisamente più diffuse e le operazioni di caricamento di una pellicola si possono apprendere in pochissimo tempo. Semplici da caricare, specie quelle fornite di linguette di invito lunghe e sferette metalliche che facilitano l'ancoraggio (spirali A/P), sono economiche e resistenti.  Alcuni sostengono che questo genere di spirali potrebbe rigare le pellicole, visto che esse scorrono attraverso le sferette metalliche che, qualora sporche o con qualche granello di polvere, potrebbe provocare le rigature. I casi riscontrati sono comunque molto rari e basterà procedere dopo ogni utilizzo ad un accurato lavaggio delle spirali con acqua calda e sapone, oppure basterà lasciare le spirali a bagno per qualche ora in acqua e candeggina, risciacquando poi accuratamente e lasciando asciugare all'aria senza usare panni per asciugarle (lasciano pelucchi).
Prima di utilizzare nuovamente le spirali si potrà usare per sicurezza un phon per asciugare eventuali gocce d'acqua o umidità residua rimasta fra le spire.

Spirali di altre marche, come le Jobo, hanno un sistema di caricamento leggermente diverso poichè non sono fornite delle suddette sferette metalliche, ma le operazioni sono altrettanto semplici una volta capito il meccanismo.

Le spirali in metallo sono notoriamente più difficili da caricare rispetto a quelle in plastica, specie all'inizio. A differenza delle spirali in plastica, dove la pellicola viene caricata a partire dall'esterno, il caricamento di una spirale in metallo avviene a partire dal centro. Una volta bloccata la parte iniziale della pellicola si piegano leggermente i bordi della stessa inserendola all'interno della prima spira e ruotando lentamente la spirale si avvolge l'intero film. Bisogna procedere lentamente per evitare di inserire spezzoni successivi di pellicola all'interno della stessa spira.
Le spirali in metallo offrono il vantaggio di poter essere utilizzate anche umide, mentre quelle in plastica devono essere assolutamente asciutte e pulite.
Se la pellicola è particolarmente incurvata oppure se l'operatore ha le mani molto sudate le operazioni di caricamento possono divenire una vera impresa. In questi casi la pellicola potrebbe incepparsi e si potrà dare un colpetto laterale sui dischi sperando di farla avanzare nuovamente all'interno delle spire. Nei casi peggiori si dovrà aprire la spirale, estrarre la pellicola e cominciare dall'inizio, facendo attenzione a non graffiare il supporto ormai srotolato.
Per facilitare le operazioni di caricamento della spirale, una volta tolto il rullino dalla fotocamera si taglierà con una forbice la coda della pellicola smussandone gli angoli (vedi figura).


Qualora la pellicola sia per intero all'interno del suo rocchetto è possibile far uscire la coda utilizzando il cosiddetto  estrattore (vedi foto), uno strumento che permette di far uscire la coda della pellicola senza aprire il rocchetto stesso. Nelle fotocamere con meccanismo manuale di riavvolgimento è possibile evitare che l'intera pellicola rientri all'interno del rocchetto, ma nelle fotocamere dotate di meccanismo automatico è necessario l'utilizzo di un estrattore di questo tipo, a meno che non venga utilizzato un altro accessorio, simile ad un cavatappi, il quale serve per forzare uno dei coperchi laterali  permettendo l'estrazione della pellicola.






In commercio esistono sia spirali per pellicole 35mm, sia spirali per pellicole 120, ma esistono anche spirali multiformato che permettono di caricare entrambi i tipi di pellicola spostando semplicemente i dischi laterali.


Per apprendere la tecnica di caricamento è necessario sacrificare un rotolo nuovo, magari scaduto o acquistato per pochi euro, con il quale si possono fare delle prove tenendo accesa la luce.
Una volta presa confidenza con le operazioni di caricamento si procederà con una pellicola impressionata caricandola sulla spirale nell' oscurità completa di una stanza o all'interno della cosiddetta changing bag, una sacca di tela nera dedicata al caricamento della spirale quando non si disponga di un idoneo locale completamente oscurato (vedi foto).



Ancora nella completa oscurità si pone la spirale (o le spirali) all'interno della tank, un contenitore in plastica (o metallo) che conterrà, oltre alla spirale, i chimici per lo sviluppo.
La tank è formata da un contenitore dentro il quale porre una o più spirali (a seconda dei modelli), da un imbuto a tenuta di luce, da un cilindro per inserire la spirale, da un cilindretto per le agitazioni e da un coperchio.
L'imbuto è costruito in maniera tale da permettere l'inserimento dei chimici senza far entrare luce dall'esterno (vedi figura).

In commercio vi sono tank di varie marche, con caratteristiche più o meno simili, più o meno veloci nel caricare i chimici, più o meno stagne nella tenuta dei liquidi.
Alcune sono costruite meglio di altre e personalmente mi sento di consigliare le tank Jobo, solide e ben realizzate, con una tenuta dei liquidi ottima, un imbuto veloce e facili da usare.

Una  volta inserita la spirale all'interno della tank si potrà accendere la luce e preparare i chimici per lo sviluppo.

Esistono tre fasi distinte per lo sviluppo di una pellicola e sono lo sviluppo, l'arresto e il fissaggio.

Bisognerà disporre di tre caraffe graduate abbastanza capienti per contenere i chimici necessari alle varie fasi. Non servono quelle apposite per camera oscura, vanno bene anche quelle acquistate nei negozi di casalinghi, accertandosi che la misurazione sia corretta. Quelle da 700ml in plastica vanno benissimo per le tank che contengono fino a 2 spirali. Per essere certi del loro contenuto sarà necessario distinguerle l'una dall'altra apponendo una scritta con un pennarello indelebile oppure con delle etichette adesive di grandezza adeguata.
Un'altra caraffa graduata più grande, da un litro e mezzo, due litri, potrà essere utilizzata per aggiungere l'acqua nelle caraffe dedicate allo sviluppo. Basterà riempirla e verificare che la temperatura dell'acqua sia attorno ai 20 gradi, temperatura considerata ideale per lo sviluppo del bianconero, anche se qualche differenza in più o in meno non pone grossi problemi.
Per misurare la temperatura delle soluzioni bisogna disporre di un termometro ad alcool, veloce e preciso, per essere certi di non avere grossi sbalzi di temperatura durante le varie fasi dello sviluppo.


La preparazione delle cosiddette soluzioni di lavoro avviene raggiungendo all'interno delle tre caraffe la quantità di soluzione (acqua e chimico) necessaria per sviluppare le pellicole all'interno della tank.
Per esempio una tank Jobo 1520 può contenere due pellicole 35mm oppure una pellicola 120 per una quantità totale di 500ml di soluzione, il che facilita anche i calcoli per l'aggiunta dei chimici.

La soluzione di sviluppo, a ph alcalino, è il cosiddetto rivelatore e può essere preparato a partire da un prodotto in polvere oppure da un prodotto liquido concentrato già pronto che basterà diluire con acqua al momento dell'uso.
I prodotti in polvere si conservano molto a lungo all'interno delle buste sigillate, molto meno quando siano state preparate le soluzioni cosiddette stock, una miscela di acqua e polvere conservata in bottiglie piene e ben tappate che potrà essere utilizzata tal quale al momento dello sviluppo oppure diluita in proporzioni solitamente di 1+1 o 1+2.
Specie all'inizio è consigliabile affidarsi agli sviluppi liquidi già pronti come l'Agfa Rodinal  o il Kodak HC-110. Sono prodotti in grado di fornire ottimi risultati, specie con pellicole di sensibilità medio-bassa, in quanto tendono a produrre una grana piuttosto evidente, seppur secca e ben disegnata.
Prodotti in polvere come il Kodak D-76 e il suo clone Ilford ID-11 offrono una grana decisamente più sottile e risultati migliori in termini di nitidezza e resa tonale. Un altro sviluppo in polvere molto valido è il Kodak X-Tol, sviluppo a base di fenidone e acido ascorbico che, a differenza del metolo e dell'idrochinone contenuto nel Kodak D-76 (Ilford ID-11), è uno sviluppo meno pericoloso per l'ambiente e meno tossico per l'uomo. Viene infatti definito come uno sviluppo ecologico.
Esistono molti sviluppi in commercio, con caratteristiche molto diverse fra loro in termini di acutanza, contrasto, grana, resa tonale, conservabilità, da utilizzare in accoppiata con pellicole di vario tipo, anche loro con caratteristiche molto specifiche e adatte per ottenere i risultati prefissati nelle varie situazioni.

Per la quantità di chimico necessaria durante la prima fase, quella dello sviluppo, vi rimandiamo alle istruzioni contenute nelle confezioni dei prodotti.


La seconda caraffa, quella dell'arresto, conterrà una certa quantità di chimico diluito con acqua che servirà per bloccare l'azione dello sviluppo. Lo sviluppo di una pellicola è infatti una reazione chimica controllata, cosicchè la soluzione di arresto servirà per bloccare l'azione dell'agente alcalino contenuto nella soluzione di sviluppo evitando anche di inquinare la successiva soluzione, quella del fissaggio, la quale potrà essere conservata dopo l'uso (come l'arresto) e utilizzata successivamente per altre pellicole.
Per la soluzione di arresto si usa un prodotto a base di acido acetico, oppure a base di acido citrico, il quale ha il vantaggio di non puzzare.
La durata del bagno di arresto è solitamente di 20-30 secondi, quanto basta per bloccare l'azione alcalina del rivelatore sulla pellicola.


La terza caraffa conterrà la soluzione di fissaggio, quella che serve per eliminare l'alogenuro d'argento che non è stato trasformato in argento metallico nelle zone non esposte alla luce e permettere di conservare nel tempo le nostre pellicole.
I chimici utilizzati sono a base di sodio iposolfito (o tiosolfato di sodio), un prodotto usato fin dalla metà dell'ottocento, oppure dall'iposolfito di ammonio, molto più potente dell'iposolfito di sodio, il che permette di effettuare il bagno di fissaggio in un tempo decisamente inferiore.
I tempi necessari per una corretta azione di fissaggio sono indicati nelle confezioni d'uso dei vari prodotti.



Ed ora vediamo nel dettaglio le varie fasi dello sviluppo, considerando che ogni pellicola accoppiata ad un particolare rivelatore richiede tempi di sviluppo diversi.
Esistono tabelle e siti specializzati come http://www.digitaltruth.com/devchart.php che forniscono tabelle aggiornate relative alle coppie pellicola-rivelatore.



 Sviluppo

Versare velocemente nella tank la soluzione preparata per lo sviluppo e far partire il cronometro, chiudere la tank e agitarla per la durata di 30 secondi. Con pellicole più dure e/o rivelatori molto concentrati prolungare l'agitazione iniziale fino a 60 secondi.
L'agitazione migliore è quella effettuata attraverso capovolgimenti completi della tank (inversione) in modo da favorire la miscelazione  della soluzione. L'agitazione effettuata attraverso rotazione, per esempio all'interno delle sviluppatrici automatiche o in alcuni tipi di tank, non è così efficace.
Al termine dell'agitazione iniziale battere la base della tank un paio di volte sopra un piano rigido per far affiorare eventuali bolle d'aria che si possono fermare sulla pellicola, quindi lasciar riposare.
Ripetere l'agitazione ad intervalli successivi di trenta secondi effettuando 2 ribaltamenti entro 5 secondi, oppure agitare ad intervalli di 1 minuto effettuando 4 ribaltamenti entro 10 secondi. L'intervallo di agitazione diverso determina diversi risultati, e anche il tempo totale dello sviluppo dovrà essere corretto di conseguenza. Un intervallo di tempo maggiore fra una serie di agitazioni e l'altra determina un incremento del tempo totale di sviluppo.
La maggiore agitazione provoca un aumento del contrasto, ma anche della grana visibile.
Una minore agitazione diminuisce grana e contrasto e promuove l'effetto Eberhard, ovvero un aumento del microcontrasto dovuto ad un esaurimento più veloce del rivelatore nelle zone delle luci, quelle scure del negativo, che favorisce una richiesta di nuovo rivelatore dalle zone che ne richiedono meno, quelle chiare del negativo, ovvero le ombre, determinando un aumento dell'effetto bordo nelle zone dove avviene questo scambio di rivelatore.
La maggiore diluizione determina una diminuzione del contrasto e un aumento del cosiddetto potere compensatore, ovvero della capacità di rendere leggibili i dettagli presenti nelle ombre e nelle alte luci.
Al termine di ogni agitazione battere ancora la base della tank per un paio di volte sopra un piano rigido per favorire la risalita delle bolle d'aria in superficie.
Entro 10 secondi dal termine dello sviluppo aprire la tank, svuotare la soluzione e azzerare il cronometro.


 Arresto

Versare velocemente nella tank la soluzione d'arresto e far partire nuovamente il cronometro, chiudere la tank e agitarla per la durata di 20-30 secondi, quindi svuotare la tank e azzerare il cronometro.



Fissaggio

Versare velocemente nella tank la soluzione di fissaggio e far partire nuovamente il cronometro, chiudere la tank e agitarla per 30 secondi. Sbattere la base della tank, attendere trenta secondi, effettuare due capovolgimenti completi e sbattere nuovamente la base della tank. Ad ogni minuto successivo effettuare quattro capovolgimenti completi e sbattere come sempre la base della tank fino al termine del trattamento. Prolungare di qualche minuto il fissaggio rispetto ai tempi indicati. Svuotare la tank e azzerare il cronometro.



Lavaggio
Togliere i coperchi della tank e posizionare a contatto con il perno centrale un tubo flessibile munito di filtro e collegato all'acqua corrente in maniera da far scorrere dolcemente l'acqua lungo tutto il percorso della spirale fino al fondo della tank e per risalita lungo le pareti della tank. Far scorrere l'acqua per circa 20, 25 minuti. Accertarsi che la temperatura dell'acqua sia sempre attorno ai 20 gradi, come quella utilizzata per le soluzioni di lavoro. Svuotare la tank.




Lavaggio finale con imbibente

Riempire nuovamente la tank (oppure una caraffa graduata dedicata appositamente a questa fase che possa contenere le spirali) con acqua distillata o demineralizzata e aggiungere qualche goccia di imbibente, introducendo poi la spirale e ruotando il perno centrale per qualche secondo per favorire la miscelazione. Lasciar riposare per circa un minuto, quindi sollevare la spirale, scuoterla dall'acqua in eccesso e aprirla per srotolare la pellicola. Quest'ultimo trattamento favorisce l'eliminazione delle macchie di calcare.



Asciugatura

Appendere la pellicola utilizzando le apposite pinze o semplici mollette per stendere i panni. Un'alternativa altrettanto economica ed efficace è l'utilizzo di pinze metalliche fermacarte da acquistare in cartoleria per pochi centesimi, più pesanti e munite di fori per poter inserire un gancio metallico ad S da acquistare in un negozio di ferramenta.
L'ambiente migliore per appendere le pellicole è la doccia, dove la polvere è ridotta al minimo.
Le pellicole saranno asciutte dopo circa tre ore, dopodichè sarà possibile tagliarle in spezzoni e riporle all'interno di un contenitore ad anelli protette dalle apposite buste in plastica trasparente o pergamino.



5 commenti:

  1. Sei un grande , vado ad ordinare il tutto...!!
    Hai da consigliarmi qualche sito che venda il tutto, alternativo al
    Foto-amatore??
    Volevo chiederti anche se potevi consigliarmi un qualche testo sulla fotografia analogica e lo sviluppo.
    Grazie e sempre complimenti.
    Ps
    Scusami se mi rivolgo con il Tu.

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  2. Da ragazzo facevo tutto usando come camera oscura l'unico bagno di casa, immaginate che casino.
    Ora ( dopo 35 anni )vorrei ricominciare,se potete datemi qualche buon indirizzo per ricomprare quello che serve.
    ciao

    Jhoe

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    1. ... per ovvi motivi non posso darti gli indirizzi che chiedi ma una semplice ricerca in rete ti permetterà di trovare quello che cerchi. Grazie per il passaggio.
      Nino.

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